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Martini, Alberto.

Pittore e incisore italiano. Iniziò l'attività artistica sotto la guida del padre, ma proseguì gli studi a Monaco di Baviera alla scuola di Joseph Sattler, dove ebbe modo di analizzare l'incisione tedesca e soprattutto le opere di Dürer che ebbero grande influenza sul suo stile. Nel 1895 iniziò ad illustrare Il Morgante maggiore di L. Pulci e agli inizi del Novecento abbandonò quasi totalmente la pittura per dedicarsi solo a lavori di grafica (incisioni, ex libris, disegni a inchiostro e illustrazioni), alcuni dei quali furono dall'autore stesso definiti "fantasie bizzarre e crudeli" per l'accentuato gusto del macabro, del grottesco. Tra le illustrazioni le più note sono quelle realizzate per La secchia rapita (1896) di Tassoni, per alcuni racconti di Poe (Storie straordinarie, Storie grottesche, 1905-1908), per opere di Verlaine (Fêtes Galantes, 1911), di Baudelaire e di Rimbaud che, eseguite prima del 1912, presentavano elementi di gusto floreale. Alla pittura si dedicò particolarmente in due riprese (1928-29 e 1941-42), che corrispondono a due diversi stili pittorici definiti "alla maniera nera" e "alla maniera chiara". Tra il 1943 e il 1944 illustrò la Vita della Vergine di R.M. Rilke. Eseguì anche una vasta serie di acquarelli, pastelli e pitture a olio (Il cappello nero, Le piume rosa). L'evidente tendenza al simbolismo e all'ispirazione letteraria pongono M. come anticipatore del Surrealismo, movimento al quale, peraltro, non aderì e del quale criticò la programmaticità. Rientrato a Milano nel 1934, rimase escluso dagli ambienti artistici e culturali a causa della sua netta opposizione alla pittura ufficiale sostenuta dal regime fascista (Oderzo, Treviso 1876 - Milano 1954).